Discuti di ciò che ti pare
ma non credere che basti
non credere che serva spiegare
non credere che possa passare,
prova invece ad ascoltare
il suono della mia angoscia
stridulo come un’onda irregolare.
Riempi il tuo sacco di carezze
col fango inodore della tua convinzione
non parlare, lasciati ascoltare
ferma il respiro e stai attenta a non udire
il rimprovero di un’idea sepolta
reliquia insignificante di una riscoperta paradossale
il test iniziale, solo la pratica infernale.
Cubi macchiati di inchiostro
sotto una barra trapezoidale
sono diventato un mostro
la mia è una sindrome maniacale.
E’ bello lasciarsi trasportare
puoi anche non guardare
e non stare sempre a sognare
chi non sei riuscito a conquistare
perché troppo sporco è il mare
di pensieri da limare
e troppo gonfio il tuo mondo
di idee da abbandonare
Correggi quelle macchie sulla retina
ché non è giusto vedere sempre nero
quando si può anche essere felici
Ma avevi ragione amico falso
una vita senza lui non ha senso
e la morte è solo la prima ed ultima oasi di felicità.
Posso anche passare l’intera mia vita
a starnazzare dietro le oche
nutrendomi di momenti brevi
che corrono sui binari arrugginiti
verso una destinazione ignota
scintillando e stridendo.
Ma, amico falso,
una luna senza senso
un mondo a caso
mi sta troppo stretto
e il pensiero
così immenso
scoperto, naturale
e anche l’amore… anche l’amore che diventa ideale.
Guardami, posso capirti
ti amo, ma non voglio dirtelo
il nostro è stato un rapporto ucciso dall’audacia
spiacente, ma devo dirti che mi sta bene così
non è utile al giorno d’oggi legarsi ancora a qualcuno
forse solo per il rischio di stare male:
il senso di impotenza, i brividi sul corpo
il conato che schizza sui vestiti
e dentro il bisogno di non esserci mai stato.
Stasera sono qui
solo per sporcare un foglio
ne ho appena accartocciato uno
dove c’era un nome scritto cento volte
Pannello di controllo, gestione periferiche
un interrogativo su una voce
un conflitto di risorse
adesso ho come impegnare meglio il mio tempo.