Anche in primavera il cielo è grigio
ed è una mattina come tante
con la nebbia che sfoca i contorni delle cose
quella che mi appresto a consumare.
Alla radio le solite notizie della politica
sempre sconfortanti:
non c’è nulla che vada bene al mondo
quando la gente tira fuori il peggio di sé.
La mia andatura è confusa
sento la nebbia nel cervello
ed i pensieri si affannano:
un altro giorno di lavoro
con caselle da riempire,
ed ancora il dovere di sorridere
ed essere gentile.
Siedo al mio posto, sono ancora solo
il monitor del computer è più opaco del solito:
nessuno tocchi gli assegni per il nido.
Sto per scriverti ma arriva TIA
mi assale alle spalle, come un nemico vigliacco.
Ripiego su me stesso alla ricerca di uno spazio sicuro
ma gli spigoli cedono, ed il quadrato della mascella
non risponde… sto friggendo.
Il corridoio, grigio ed orribile
si stende davanti ai miei occhi come un tunnel senza uscita.
Devo cercare una stanza
chiedere aiuto
svegliare le persone che ogni giorno le ospitano
mostrargli il mio stato.
Incontro il gigante buono
che però è sempre arrabbiato.
Mi spiace spaventarlo, ma non ho scelta:
la mia bocca non è quella di sempre
la faccia, un Picasso.
Vorrei dirgli: non mi sento bene
ma il verbo non mi sostiene
sono fuori uso, sul serio.
Inizio a comprendere che TIA ha preso il controllo
ho paura per il mio bambino
avrei voluto crescerlo, insegnargli quello che è giusto
giocare con lui fino a sfinirlo
portarlo a vedere tutte le cose belle che conosco
ed invece sta per succedere:
sto perdendo me stesso.
… 1,2,3….25, 26… 40
i nervi si distendono
il verbo ritorna
oso dire: è passato…
…lasciandomi un assaggio d’eternità